MUOS. Egemonia transatlantica


Per la sua rilevanza strategica e architettura di funzionamento, il MUOS potrà essere usato dagli Stati uniti in tutti i conflitti, anche in quelli non conformi all’art. 11 della Costituzione italiana che afferma i principi fondamentali della pace e del ripudio delle guerre. Il progetto avanza, nel silenzio dei mass media e di fronte a un Paese inconsapevole dei suoi rischi e dei suoi obiettivi. Ecco cosa vuol dire sovranità limitata.

Invierà ordini d’attacco ai reparti militari ovunque essi si trovino, in Africa, Asia, Europa o Oceania. Dirigerà le operazioni dei droni killer e dei missili da crociera, il first strike dei sottomarini e dei missili intercontinentali. Uno strumento per consolidare l’egemonia degli Stati Uniti d’America nel pianeta e nello spazio e accelerare la transizione verso una gestione interamente automatizzata dei conflitti del XXI secolo. Senza più limiti giuridici e imperativi morali. Guerre globali e permanenti. Convenzionali, chimiche, batteriologiche, nucleari. Sino all’olocausto finale.

Servirà a questo il MUOS, il nuovo sistema di telecomunicazioni satellitari delle forze armate USA. Cinque satelliti geostazionari nello spazio e quattro terminali terrestri: uno di essi sorgerà in Sicilia, nel comune di Niscemi, nel cuore della riserva naturale che le leggi europee e nazionali vorrebbero protetta. Un sistema di distruzione di massa, di proprietà e uso esclusivo di Washington, che legherà però indissolubilmente l’Italia alle politiche belliche statunitensi. Il MUOS, per questo, viola i valori fondanti della nostra Costituzione.

«Per la sua rilevanza strategica e architettura di funzionamento, il MUOS potrà essere usato dagli Stati Uniti in tutti i conflitti, anche in quelli non conformi all’art. 11 della Costituzione italiana che afferma i principi fondamentali della pace e del ripudio delle guerre», ha dichiarato il professore Agatino Cariola, docente di Diritto costituzionale dell’Università di Catania, in un recente seminario di studio su MUOS e basi USA e NATO in Italia organizzato dal Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali dell’ateneo siciliano.

Per l’avvocato Sebastiano Papandrea, consulente legale del Coordinamento siciliano dei Comitati No MUOS, è del tutto illegittimo lo stesso accordo tra le autorità italiane e statunitensi che ha consentito l’installazione del MUOS nel territorio nazionale, perché formalizzato al di fuori delle procedure disciplinate dalla Costituzione. «Il MUOS costituisce una questione di rilevanza politica cruciale e che non può certo essere regolato da meri accordi tecnici», ha spiegato il legale. «Secondo la Costituzione, il Governo avrebbe dovuto richiedere la ratifica dell’accordo da parte del Presidente della Repubblica, previa autorizzazione del Parlamento. Invece si è adottata una prassi semplificata con la sottoscrizione di un protocollo solo da parte del rappresentante del Ministero della Difesa, non ratificato dal Capo dello Stato e non approvato dalle Camere».

Tutte le decisioni riguardanti il nuovo sistema d’arma sono state assunte da istituzioni secondarie e/o periferiche delle forze armate italiane. Diversamente è avvenuto in Australia, l’altro Paese no USA che ospiterà uno dei terminali terrestri del MUOS. Ottenuto dal Parlamento un voto favorevole al programma, nel novembre 2007 l’esecutivo stipulò con gli Stati Uniti un accordo bilaterale per disciplinare l’installazione degli impianti satellitari all’interno dell’Australian Defence Satellite Communications Ground Station di Kojarena. In Italia, invece, in quegli stessi anni il governo secretò il progetto militare statunitense, rifiutando ogni confronto in Aula con i parlamentari che chiedevano chiarimenti e verità su di esso.

Washington governa a Niscemi

Come hanno rilevato però i costituzionalisti e i giuristi siciliani che hanno denunciato l’illegittimità del MUOS, è la stessa concessione della base di Niscemi agli Stati Uniti a porre seri dubbi costituzionali. “La Naval Radio Transmitter Facility NRTF della Marina USA di Niscemi è stata costruita vent’anni fa senza la necessaria preventiva autorizzazione del Parlamento, in evidente contrasto con quanto previsto dagli artt. 11, 80 e 87 della Costituzione», ha ricordato il professore Agatino Cariola. «L’art. 80, in particolare, regola l’articolazione dei trattati internazionali e deriva dall’art. 5 dello Statuto Albertino, in cui era stabilito che spettasse al governo presieduto dal re ratificare i trattati internazionali stessi. Il nostro costituente ha modificato il vecchio ordinamento stabilendo il bisogno di una ratifica in co-adesione con il Parlamento». Secondo il giurista siciliano, l’art. 80 della Costituzione ha prodotto nell’ordinamento una completa trasformazione di senso della materia. «La politica internazionale non è più riservata nelle mani del Governo, ma è sottoposta all’approvazione del Parlamento e dunque del corpo elettore», afferma Cariola. «Il procedimento che ha portato agli accordi segreti Italia - Stati Uniti del 1954 con cui si giustifica oggi l’esistenza della stazione NRTF di Niscemi è incostituzionale. Lo è perché dal 1948 la Costituzione esige, per l’appunto, una partecipazione del Parlamento alle scelte di politica estera e non la possibilità di stringere accordi esclusivamente interni».

La base di Niscemi è un’infrastruttura a uso esclusivo delle forze armate statunitensi, su cui non c’è modo di esercitare la sovranità e alcun controllo da parte delle autorità italiane. Ciò è quanto si desume dall’Accordo tecnico tra il Ministero della Difesa e il Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti d’America riguardante le installazioni in uso alle forze USA di Sigonella, firmato a Roma il 6 aprile del 2006 dall’ammiraglio N. G. Preston, comandante US Navy per la regione europea e dal generale Mario Marioli dell’esercito italiano. Secondo quanto espressamente riportato nel testo dell’accordo, l’uso esclusivo «significa l’utilizzazione dell’infrastruttura da parte della forza armata di una singola Nazione, per la realizzazione di attività relative alla missione e/o a compiti assegnati a detta forza dallo Stato che l’ha inviata».

Lo scorso mese di ottobre, il Coordinamento siciliano dei Comitati No MUOS ha sottoposto all’attenzione delle forze politiche, sociali, sindacali e religiose la necessità che il Parlamento italiano affronti finalmente il tema degli accordi che regolamentano l’uso delle infrastrutture USA e NATO in Italia e che si pronunci a proposito delle autorizzazioni all’installazione del MUOS nella riserva naturale di Niscemi. Nel corso di un incontro dal titolo “MUOS: Sicilia tra ponte di pace e avamposto militare”, promosso a Roma il 23 ottobre 2013 con l’Intergruppo dei Parlamentari per la Pace e la collaborazione di ARCI, Legambiente, COBAS, Associazione Antimafie “Rita Atria”, Rete Disarmo, Emergency e Pax Christi, i Comitati No MUOS hanno presentato il testo di una possibile proposta di mozione parlamentare contro il nuovo sistema satellitare. «Con la proposta di mozione formulata con alcuni giuristi siciliani, si chiede al Parlamento di riappropriarsi di una sua prerogativa ineliminabile», spiega l’avvocato Sebastiano Papandrea. «Le Camere devono impegnare il Governo all’annullamento o, in via subordinata, alla sospensione dei trattati internazionali non autorizzati nelle forme dell’art. 80 della Costituzione che riguardano la realizzazione del sistema di trasmissione MUOS. Su questi accordi sarà poi il Parlamento stesso a doversi pronunciare, nel rispetto dei principi e dei valori della Costituzione».

L’Intergruppo Parlamentari per la Pace raccoglie 68 tra senatori e deputati provenienti da Sel, Pd, Scelta civica e M5S. Portavoce è l’on. Giulio Marcon, deputato indipendente eletto nelle liste di Sel. Nel coordinare i lavori del convegno di Roma sul MUOS accanto all’on. Erasmo Palazzotto, Marcon ha assunto l’impegno di porre all’ordine del giorno dei futuri lavori dell’Intergruppo le problematiche riguardanti il MUOS e agli altri programmi militari che stanno investendo pesantemente la Sicilia: dall’Operazione “Mare Nostrum” attivata dal Ministero della Difesa in funzioni anti-migranti alla trasformazione della stazione aeronavale di Sigonella in Hub operativo dei droni spia e killer delle forze armate USA e NATO.
Articolo pubblicato in Mosaico di Pace, n. 1, gennaio 2014.

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