Quegli affari in Sicilia di CMC...


Non si contano più le volte in cui l’hanno dato per morto. Ma forse il giornalismo d’inchiesta ha solo cambiato pelle e si muove su binari diversi da quelli in cui si muoveva fino a pochi anni fa. Con il crollo delle vendite dei giornali e la crisi della carta stampata, oggi a fare inchiesta capita che siano giornalisti freelance o semplici cittadini con una grande fame di verità. Tra loro Antonio Mazzeo, collaboratore messinese del periodico I Siciliani Giovani che firma pezzi anche per Il manifesto e alcuni siti di controinformazione: è uno dei premiati dall’associazione Gruppo dello Zuccherificio per il premio al giornalismo d’inchiesta all’interno del Grido della Farfalla, meeting sulla libera informazione (il programma nell’articolo tra i correlati). “Mafia-Stato, la trattativa continua ora” l’inchiesta premiata. Ma Mazzeo scrive anche di grandi appalti in Sicilia. Tra le sue indagini anche quella sulla base militare di Sigonella, realizzata in buona parte dalla cooperativa edile ravennate Cmc. In questi giorni è stato annunciato che la base militare sarà ampliata e diventerà il primo avamposto americano per interventi militari in Africa.

 

Qual è il ruolo di Cmc?

Dal 1996 a oggi la cooperativa ha quasi il monopolio su tutti i lavori fatti alla base di Sigonella. Si può stimare che gli Usa abbiano investito per la base circa un miliardo di dollari. Un’opera mastodontica. La Cmc ha costruito anche l’hangar da cui decollano i droni, aerei senza pilota usati per bombardare, su cui l’Onu ha aperto una inchiesta per verificare se siano mezzi di guerra legittimi.

 

La risposta che la coop fornisce a queste critiche è che se quegli appalti non li avessero vinti loro, i lavori sarebbero stati fatti comunque da qualcun altro…

Le cooperative erano nate per proporre un modello alternativo di produzione. Quello che si produce e il modo in cui si lavora erano alla base dell’etica, negli anni completamente cancellata davanti al profitto.

 

La crisi non può in qualche modo giustificare la necessità di vincere appalti per trovare lavoro?

L’industria della guerra porta redditi e ricchezze immediati ma se si guarda il problema in modo più approfondito si capisce che la crisi globale è dovuta proprio a questo tipo di approccio, al reddito messo come priorità davanti all’etica. Da venti anni in Italia si costruiscono opere inutili e faraoniche, mentre si è completamente ignorata la valorizzazione dei territori fatta di piccoli interventi che portano ricchezza nel lungo periodo.

 

A proposito di grandi opere, Cmc fa parte della cordata Eurolink che ha vinto il bando per il ponte sullo stretto di Messina. Progetto decaduto?

No. Pende sulla testa di tutti gli italiani una pesantissima spada di Damocle. È una penale che oscilla tra i 500 e gli 800 milioni di euro per l’appalto assegnato e poi rimasto fermo. Un qualsiasi Governo potrebbe far ripartire il progetto.

 

Queste inchieste, fatte anche da altri giovani, legate a temi come la mafia e l’industria bellica hanno avuto riscontri?

Siamo riusciti a bloccare il progetto di un centro commerciale a Barcellona Pozzo di Gotto che stava per essere edificato da un avvocato, noto boss della mafia locale oggi arrestato con la 41 bis. Questo è stato per noi un successo personale, ma in generale si è diffusa in tutta Italia, anche al settentrione, una consapevolezza collettiva di cos’è la mafia oggi. Fino a non molti anni fa era ancora considerata un problema di pochi legato alla Sicilia, oggi non è più così. Per questo sono stato contento che il premio che ho ricevuto sia arrivato proprio da Ravenna. Anche il tema dell’industria bellica inizia a essere un po’ più conosciuto, anche se soprattutto in rete.

 

Molti degli ospiti del festival sono legati al citizen journalism, ossia al giornalismo partecipativo fatto non da professionisti, ma da cittadini attivi. Come valuta questa cosa?

La crisi della democrazia ha portato all’imposizione di forti limiti al diritto di critica sui mezzi tradizionali. Per questo i mezzi indipendenti come le testate online hanno acquisito un enorme ruolo nell’informazione. È come se l’informazione oggi si fosse spaccata a metà, tra bianco e nero. Il nero sono le televisioni e i grandi giornali, in cui passano solo le informazioni che si vogliono dare, il bianco invece è un nuovo vitale sistema fatto di siti, blog, ma anche piccoli giornali, tv di quartiere, radio in streaming, in cui confluiscono le notizie che gli altri mezzi vorrebbero oscurare. È in atto un pesante giro di vite contro queste realtà. Bisogna rimanere vigili.

TUTTI I PREMIATI. Nella sezione Giovani del concorso per il giornalismo d’inchiesta saranno premiati domenica 19 maggio in piazza San Francesco Claudia Campese (“Confiscate e abbandonate”, aziende sottratte ai boss siciliani su Left), Il Clandestino di Modica (“Amici strozzini”). Per la categoria nazionale Luciano Scalettari e Andrea Palladino (“L’ultimo viaggio di Ilaria e Miran” su Il Fatto) e Mazzeo (vedi intervista). Insieme ai premi tradizionali sono stati assegnati anche una menzione speciale alla giornalista Ester Castano, autrice di inchieste e articoli sulla mafia al Nord e un premio honoris causa ai giornalisti David Oddone e Fabio D’Urso per il giornalismo etico contro le mafie.

Intervista a cura di Matteo Cavezzali pubblicata il 17 maggio 2013 in Ravenna e dintorni http://www.ravennaedintorni.it/ravenna-notizie/37447/quegli-affari-in-sicilia-di-cmc-.html

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