Le Grandi Bugie sul MUOS del ministro La Russa

I siciliani possono dormire tranquilli. Sono in buone mani: il ministro della Difesa, Ignazio La Russa, loro conterraneo, giura sul suo onore che il terminal terrestre del sistema satellitare MUOS, in costruzione a Niscemi (Caltanissetta), non è pericoloso per l’uomo e per l’ambiente. Rispondendo ad un’interrogazione parlamentare di sette esponenti del Partito democratico, La Russa ha smentito tutte le ipotesi di rischio ambientale sollevate dal gruppo di opposizione e dal forte e variegato movimento “No MUOS”. Le smentite, però, sono dotate di gambe corte, anzi cortissime, e come un boomerang hanno già travolto la scarsa credibilità dell’esecutivo Berlusconi in tema di politica estera e di difesa.

Con riferimento alle notizie in base alle quali l’installazione del sistema di telecomunicazioni satellitare avrebbe dovuto... essere realizzata presso la base militare di Sigonella” - esordisce il ministro - si rappresenta che la stazione ricetrasmittente del sistema MUOS è stata localizzata, fin dalla richiesta degli USA, presso il sito telecomunicazioni di Niscemi. Tale sito, a diretto e funzionale servizio della US Naval Station di Sigonella, venne realizzato nel territorio comunale di Niscemi, in prossimità di un’area boschiva, ora protetta, fin dalla costituzione della stessa stazione di Sigonella, avvenuta alla fine degli anni ‘50”. Per il governo, dunque, mai e poi mai si sarebbe parlato di Sigonella quale base per i MUOS, mentre la base di telecomunicazioni per le operazioni dei sottomarini nucleari di Niscemi ha già superato da un pezzo i 50 anni di età.

 
Sarà opportuno ricordare allo smemorato La Russa un paio di cose. A fare riferimento a Sigonella quale sede del costruendo sistema satellitari UHF (onde ad ultra alta frequenza) fu per la prima volta il capitano Paul Bosco, vicecomandante NAVFAC (Naval Facilities Engineering Command) della marina militare USA. In un documento ufficiale dal titolo “Navy Programs in Europe – A virtual tour of NAVFAC Europe” (i programmi navali in Europa – un tour virtuale di NAVFAC Europa), datato 15 marzo 2006, Bosco preannunciava che nel 2007 la US Navy avrebbe destinato “tra i 10 e i 15 milioni di dollari” per implementare “a Sigonella lo SPAWAR Mobile User Objective System MUOS”. Nello stesso anno veniva approvato dal Congresso il piano finanziario per l’avvio dell’installazione “a Sigonella” del terminal terrestre MUOS. Il 30 gennaio 2007, in una lettera al Senato degli Stati Uniti, il generale James T. Conway (Comandante supremo del Corpo dei Marines), l’ammiraglio Michael G. Mullen (Comandante in capo della Marina USA) e Donald C. Winter (Segretario generale della US Navy), affermarono la priorità dei “due progetti per le Stazioni terrestri di Controllo terrestre ed Intercettazione del sistema MUOS, una alle Hawaii e l’altra a Sigonella”.

 
A impedire l’installazione a Sigonella del programma di telecomunicazioni per le Star Wars, furono però le risultanze di uno studio sull’impatto delle onde elettromagnetiche generate dalle grandi antenne del MUOS, elaborato per conto della Marina Usa da AGI - Analytical Graphics, Inc., importante società con sede a Exton, Pennsylvania, in collaborazione con la Maxim Systems di San Diego, California. Lo studio, denominato “Sicily RADHAZ Radio and Radar Radiation Hazards Model”, è consistito nell’elaborazione di un modello di verifica dei rischi di irradiazione elettromagnetica sui sistemi d’armi, munizioni, propellenti ed esplosivi ospitati nello scalo aeronavale siciliano (“HERO - Hazards of Electromagnetic to Ordnance”).
 
“Il modello Radhaz Sicilia - si legge sul sito internet dell’AGI - è stato implementato con successo a Sigonella, giocando un ruolo significativo nella decisione di non usare il sito per il terminale terrestre MUOS e di trovare una nuova destinazione”. L’incompatibilità ambientale del sistema satellitare è stata poi suggellata dalla relazione firmata nel 2006 dall’ingegnere Nicholas Gavin di AGI-Maxim Systems. Anche Filippo Gemma, amministratore di Gmspazio Srl di Roma (società che rappresenta in Italia la statunitense AGI), ha confermato l’esito negativo dello studio sull’impatto elettromagnetico. Nel corso di un’intervista a RaiNews 24, trasmessa il 22 novembre 2007 durante lo speciale “Base Usa di Sigonella. Il pericolo annunciato”, Gemma ha dichiarato che “una delle raccomandazioni di AGI era che questo tipo di trasmettitore non dovesse essere installato in prossimità di velivoli dotati di armamento, i cui detonatori potessero essere influenzati dalle emissioni elettromagnetiche del trasmettitore stesso”.


Il ministro La Russa ha poi dimostrato di sconoscere del tutto origini e tipologie delle principali basi USA ospitate in territorio italiano. I lavori per la realizzazione della Stazione di telecomunicazioni di Niscemi, iniziarono infatti a fine 1989, e la base divenne pienamente operativa solo nella primavera del 1991, quarant’anni dopo cioè della data indicata dal ministro. Ad onor di cronaca, nel 1995 il Dipartimento della Difesa USA restituì all’Italia 170 ettari occupati dalla base ma non utilizzati, e due anni più tardi fu istituita la Riserva Naturale Orientata “Sughereta di Niscemi” dove oggi gli USA vogliono installare le potentissime antenne satellitari del MUOS.

 
Si legge ancora nella risposta del ministro della difesa all’interrogazione del Pd: “Avuto riguardo invece, alle preoccupazioni espresse dalla popolazione locale “per le eventuali conseguenze sulla salute e sull’impatto ambientale” e, più in generale, sull’eventuale pericolosità del progetto in discussione, in applicazione delle procedure bilaterali vigenti in materia di progetti finanziati con fondi statunitensi in Italia – nel 2006, gli USA avevano presentato il progetto in parola per l’approvazione della Difesa, correlato di una relazione illustrativa e di uno specifico studio di impatto ambientale elettromagnetico, sul quale si erano espressi favorevolmente tutti i competenti organi dell’Amministrazione della Difesa e dal quale, testualmente, si evince “..il rischio dell’esposizione del personale... è minimo ed improbabile; ...la distanza di sicurezza dall’emissione elettromagnetica ... sarà imposta mediante l’installazione di una recinzione di sicurezza;… ai sensi del DM 381/98 ... la misurazione dell’inquinamento da radiofrequenze... sarà eseguita appena i sistemi saranno installati e pronti ad operare”. Tranquilli, dunque, a fermare la penetrazione delle microonde ci penseranno le “recinzioni di sicurezza” (!?!), mentre l’inquinamento elettromagnetico sarà misurato solo quando il sistema sarà pienamente funzionante.

 
La Russa assicura comunque che - sempre a fine lavori - si verificherà “la compatibilità del sistema con le leggi nazionali ed, eventualmente, con le apparecchiature già operanti in sito” (quelle cioè operative dal 1991 e di cui nessuno ha mai monitorato la potenza delle onde emesse). Il Ministro della Difesa conclude con un’ultima grossolana bugia: “In merito al livello di realizzazione del progetto, i lavori non sono ancora iniziati”. Come ci è stato confermato per iscritto dai responsabili del “Consorzio Team Muos Niscemi” (il nome prescelto non ammette dubbi di sorta), le rispettive aziende hanno avviato nel maggio 2008 i lavori di “realizzazione di una cabina di media tensione” presso la base USA. Sono poi seguiti quelli per la costruzione “di un’infrastruttura preparatoria all’installazione di 3 antenne satellitari, comprensiva di opere di fondazioni e basamenti speciali, impianti idrici, elettrici, fognari e antincendio”, nonché i lavori di “prevenzione per l’erosione superficiale e il drenaggio”, come si evince dalla pagine web di una delle due società componenti il Consorzio MUOS, la LAGECO (Lavori Generali Costruzioni) di Catania.
 
A dar manforte a La Russa, è sceso in campo il vice capo Ufficio Stampa della base di Sigonella, Alberto Lunetta. “A Niscemi – ha dichiarato - sono stai eseguiti, congiuntamente dalle autorità italiane e statunitensi, dei sopralluoghi tecnici che hanno stabilito che l’istallazione del MUOS non pone nessun rischio alle popolazioni della zona né tanto meno con nessuno dei 2.409 sistemi di telecomunicazioni locali posti nel raggio di 75 chilometri”. Peccato che alla non pericolosità delle antenne satelliti ed alla validità dei “sopralluoghi” dei militari USA e italiani non ci creda nemmeno il governatore della Sicilia Raffaele Lombardo, politico “autonomista” che negli anni trascorsi alla guida della provincia di Catania non ha mancato di fornire tutti gli appoggi istituzionali e finanziari alle migliaia di cittadini statunitensi di Sigonella. In una lettera aperta inviata al governo Berlusconi, Lombardo, manifestando il suo “No” al MUOS, ha denunciato che l’attività di monitoraggio dell’ARPA a Niscemi “viene limitata fortemente, o forse anche vanificata” a seguito “del diniego opposto dalle autorità militari e dal responsabile tecnico, a fornire le minime informazioni relative agli impianti trasmittenti già operanti dichiarando di “non essere in loro possesso e comunque secretate dall’attività militare”. Lo “specifico studio di impatto ambientale” effettuato dalla Marina USA che attesterebbe la massima sicurezza del sistema satellitare, è stato minuziosamente analizzato dall’ingegnere ambientale Gianfranco Di Pietro, consigliere comunale del Pd di Niscemi. “Recentemente sono state presentate agli uffici tecnici comunali delle relazioni sull’incidenza ambientale del progetto, ma il progetto vero e proprio ancora non è stato depositato”, dichiara Di Pietro. “Sappiamo però che vogliono realizzare un complesso strutturale che cementificherà circa 2.509 mq tra strade e strutture, ma il campo base specifico del MUOS ha una superficie di circa mezzo ettaro. I trasmettitori in totale sono 5: 3 a Sistema Obbiettivo ad Utente Mobile (MUOS) e 2 a sistema elicoidale UHF da installare presso il sito NTRF di Niscemi”.

 
“Nel sito in questione – aggiunge il professionista - esistono già oltre 40 trasmettitori a sistema elicoidale UHF di varia grandezza e potenza. I timori principali vanno per i trasmettitori MUOS, in quanto generano un campo elettromagnetico potentissimo rispetto a quelli a sistema elicoidale. Essi funzionano similmente alle main tracking stations utilizzate in campo civile per calcolare in tempo reale la posizione dei satelliti GPS. Il MUOS non è altro che un’immensa antenna parabolica basculante con un diametro di circa 20 metri e posta su una struttura portante alta 15 metri. L’escursione dell’asse della parabola prevista nel progetto MUOS è di 146° in totale e cioè il puntamento più basso sarà con un angolazione di 17° dall’orizzontale. La perplessità maggiore sta nel fatto che l’analisi effettuata non è per niente completa, né rassicurante. Non si evince se è stata fatta un’analisi con modelli digitali di elevazione del territorio per vedere se tali puntamenti possono interferire con abitazioni e/o luoghi frequentati dal pubblico. A memoria visiva non è difficile intuire che in una vallata come è la contrada Ulmo di Niscemi, 17° sono pochi per non interferire con altri elementi antropici o naturali, e per poter comunicare in perfetta intervisibilità con i satelliti orbitanti”. Secondo l’ingegnere Di Pietro, nel malaugurato caso di un puntamento errato, il fascio di una sola delle tre antenne potrebbe causare “danni devastanti” a persone o animali “anche per esposizioni di soli 6 minuti”. Con l’aggravante che lo “Studio di Incidenza Ambientale” della Marina USA non avrebbe affrontato minimante i possibili effetti sulla salute delle popolazioni delle esposizioni a lungo termine ai campi elettromagnetici del MUOS.

 
C’è poi un passaggio dello “studio” che la dice lunga sul cinismo e l’inaffidabilità delle forze armate USA (e nazionali), che vale la pena riportare integralmente: “Le apparecchiature elettroniche mediche, come ad esempio pacemaker cardiaci, defibrillatori, apparecchi acustici, sedie a rotelle e attrezzature ospedaliere, possono anch’esse essere vulnerabili alle Interferenze Elettromagnetiche (EMI). Ad ogni modo, non sono stati stabiliti standard di vulnerabilità EMI per le apparecchiature mediche. Pertanto, in quest’analisi non si è data particolare considerazione ad esse. Se un ospedale è situato vicino ad un trasmettitore di elevata potenza, o in caso di personale cui siano stati impiantati dispositivi elettromedicali quali pacemaker e defibrillatori o che utilizzi dispositivi elettromedicali esterni come ad esempio apparecchi acustici, e che sia esposto a campi di alta intensità elettromagnetica, si possono verificare fenomeni EMI...“. Cardiopatici e pazienti vari sono avvisati: meglio tenersi il più possibile alla larga dalle mega-antenne satellitari di Niscemi.

Articolo pubblicato in Agoravox.it il 21 marzo 2009

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