US Air Force: “Difettosa la manutenzione degli F-16 di Aviano”

Gravi gli errori commessi durante i lavori di manutenzione dei motori dei cacciabombardieri F-16 di stanza nella base aerea di Aviano (Pordenone). È il giudizio della commissione nominata dal Comando dell’US Air Force in Europa per indagare sulle cause dell’incidente avvenuto il 24 marzo scorso, quando il pilota di un F-16 del 31st Fighter Wing sganciò volontariamente due serbatoi sul villaggio di Tamai di Brugnera, prima di effettuare un atterraggio d’emergenza ad Aviano. Un atto che poteva benissimo generare una tragedia: uno dei due serbatoi, del peso di circa mezza tonnellata, finì infatti su una casa colonica sfondando il tetto e distruggendo un’utilitaria. Il secondo serbatoio cadde invece tra due abitazioni, a pochi metri dal cortile dove stavano giocando dei bambini. Fortunatamente i serbatoi riuscirono pure a reggere l’urto con il suolo e a non incendiarsi.

Secondo quanto ammesso dal Comando dell’aeronautica militare USA, il motore del cacciabombardiere avrebbe ceduto a causa di una “grossa perdita di carburante dal punto di connessione tra il tubo di scarico esterno e quello principale”. “Il sigillo di questa connessione – prosegue l’US Air Force - ha ceduto per cause di ordine tecnico, poiché la connessione non era stata correttamente controllata dal personale che deve eseguire e verificare le attività di manutenzione dei motori”. Nonostante le gravi responsabilità attribuite al personale del 31st Maintenance Group (lo specifico gruppo addetto alla manutenzione dei caccia di stanza ad Aviano), nel rapporto stilato dalla commissione d’inchiesta non si fa però riferimento ad eventuali azioni disciplinari. L’US Air Force fa sapere che il colonnello David B. Coomer, comandante del reparto al tempo dell’incidente, non è più in forza alla base italiana. Encomio invece per il pilota del cacciabombardiere che ha “eseguito in modo appropriato le procedure e ha sganciato i serbatoi nell’area relativamente meno popolata”. In caso contrario, il pilota “avrebbe perso il controllo dell’aereo e non sarebbe potuto rientrare ad Aviano”.
 
Quello di Tamai di Brugnera è stato solo l’ultimo di una lunga serie di incidenti che hanno visto protagonisti i velivoli USA che operano dalla grande base aerea friulana. Solo negli ultimi due anni, due di essi si sono schiantati al suolo in zone prossime ai centri abitati. Il 18 settembre 2007, un caccia F-16 del 510º Squadrone aereo precipitò sulla montagna che sovrasta la frazione di Soramae, nel comune di Zolto Alto (Belluno), con il pilota che riuscì a salvarsi lanciandosi dal velivolo qualche attimo prima dell’impatto. I risultati dell’inchiesta, resi pubblici il 19 gennaio 2008, individuarono in un’impressionante serie di fattori, le possibili cause dell’incidente. “Le pessime condizioni atmosferiche, una parte mal funzionante del velivolo e un errore del pilota sono alla base dell’evento”, si legge nel rapporto pubblicato dal Comando dell’US Air Force. In particolare, “l’anello del dispositivo che segnala all’aereo la sua traiettoria si è gelato quando il velivolo è transitato dentro il temporale che stava investendo l’area prossima alla base di Aviano”. Di conseguenza i computer di bordo “continuarono a ricevere la stessa informazione, nonostante l’aereo viaggiasse ad un’altitudine maggiore e avesse perduto velocità”, e il pilota non fu in grado di correggere la rotta in tempo. Sempre secondo il rapporto, il problema all’anello era stato individuato prima dall’US Air Force in altri tre incidenti accaduti agli F-16, al punto che fu deciso di contrattare una società aerea privata per avviare il ridisegno dello strumento di bordo.
 
Sotto accusa per l’incidente di Soramae di Zolto Alto anche la cattiva gestione delle informazioni sulle condizioni del tempo da parte dei meteorologi statunitensi. Essi avrebbero informato il pilota solo della presenza di “vuoti d’aria alla navigazione”, mentre l’aereo avrebbe incontrato invece “forti temporali ed un muro di nuvole che rendeva inutilizzabile lo spazio aereo”. Secondo quanto ricostruito dalla commissione d’inchiesta, i meteorologi italiani avevano previsto con largo anticipo le reali condizioni climatiche, ma “l’informazione non fu condivisa con i piloti”. Anche il comportamento del conduttore del cacciabombardiere è stato fortemente censurato. Egli, infatti, avrebbe “subito una distorsione spaziale perdendo il suo orientamento rispetto al terreno”; non si sarebbe “allontanato dal temporale in corso” e non avrebbe “preso alcuna misura quando si era reso conto che il velivolo stava volando troppo alto e a velocità ridotta”.
 
Una missione nata certamente sotto una cattiva stella quella del caccia F-16 del 510th Fighter Squadron di Aviano. L’aereo doveva partecipare ad una simulazione di combattimento aria-aria con altri cacciabombardieri di Aviano. Il pilota era stato destinato ad un altro caccia che però era stato fatto rientrare alla base a causa del cattivo funzionamento del pannello regolatore dell’ossigeno. Dopo il suo trasferimento su un altro jet, furono individuati problemi con il radar e al suo sistema di navigazione inerziale, che “furono rapidamente risolti dal personale di terra addetto alla manutenzione dei velivoli”, secondo quanto affermato dai commissari dell’US Air Force.
 
Il 9 novembre 2007 era un elicottero UH–60 “Black Hawk” a precipitare ed incendiarsi sulle rive del fiume Piave, tra le città di Treviso e Conegliano, causando la morte di sei membri dell’equipaggio e il ferimento di altri dieci militari statunitensi. L’elicottero apparteneva al 1º Battaglione del 214º Reggimento Aereo dell’US Army con sede a Mannheim, Germania, ma era stato assegnato alla “Compagnia G” del 52º Reggimento, una piccola unità dell’esercito di stanza ad Aviano a cui è affidata il trasporto d’alti ufficiali e dei loro familiari, il supporto generale all’aviazione e l’addestramento dei piloti d’elicotteri da guerra.
 
In questo caso l’inchiesta delle forze armate USA non riuscì ad accertare le cause dell’incidente, anche perché, inspiegabilmente, “non c’era un flight-data recorder a bordo del velivolo”. “L’errore del pilota e fattori ambientali potrebbero aver giocato un ruolo tra le cause dell’incidente”, si legge nella nota emessa dal Comando dell’US Army in Europa. “L’evidenza suggerisce l’interferenza di un oggetto esterno che ha inceppato i controlli o che non funzionarono una parte dei controlli di volo”. Gli investigatori si sarebbero pure soffermati su un congegno posto all’interno della cabina di volo, che avrebbe evidenziato un deterioramento avvenuto probabilmente prima dell’incidente. Il congegno, noto come bell crank, era responsabile del controllo del cosiddetto “pedale di sinistra”. In precedenza alcuni piloti avevano reclamato per “l’esplosione” di questi particolari pedali del Black Hawk, ma i meccanici credevano di aver risolto il problema durante la manutenzione di routine effettuata all’inizio del 2007. “Gli investigatori e il personale addetto alla manutenzione hanno cercato di riprodurre le condizioni che potrebbero aver causato il deterioramento del congegno, ma non sono riusciti a farlo, e problemi similari non sono stati mai notati in nessuno dei Black Hawk schierati in Europa”.

Articolo pubblicato in Agoravox.it il 10 ottobre 2009

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