Obiettivo Uganda per US Army Africa Vicenza

Cinquecentocinquanta uomini di US Army Africa (Vicenza), il Comando delle forze terrestri degli Stati Uniti per le operazioni nel continente, hanno raggiunto Kitgum, nord Uganda, per partecipare alla maggiore delle esercitazioni militari multinazionali previste in Africa per quest’anno. Indicata con il nome di “Natural Fire 10”, l’esercitazione ha preso il via il 16 ottobre e si concluderà giorno 25. Ad essa partecipano pure 520 militari di Kenya, Tanzania, Uganda, Rwanda e Burundi, paesi della “Comunità degli Stati dell’Africa Orientale” (EAC) in via di gestazione e con cui Washington spera di condividere la lotta “globale” contro la penetrazione dell’estremismo islamico in Corno d’Africa.

Nel 2009 il Pentagono ha assegnato un milione di dollari ad AFRICOM, il Comando USA che dirige gli interventi nel continente, per la conduzione di esercitazioni finalizzate alla costituzione della prima forza armata congiunta dell’Africa orientale. Lo scorso mese di settembre, un’altra esercitazione multinazionale a guida USA si era tenuta ad Arusha e Tanga, nel nord Tanzania, (“Ex-Mlima Kilimanjaro”), per sperimentare le capacità di risposta delle forze di rapido intervento dell’EAC nella “lotta al terrorismo e nella gestione di azioni di peacekeeping”.

E proprio alla vigilia di “Natural Fire 10” il Gabon ha ospitato una vasta operazione che ha visto unite le forze armate USA e quelle di 30 paesi africani (tra essi Kenya, Tanzania ed Uganda), finalizzata all’implementazione di una “rete comune nel settore delle telecomunicazioni e dell’intelligence militari”.
 
“Natural Fire 10” viene descritta dal comando di US Army Africa come “un’esercitazione di addestramento periodica” che “offre un’opportunità alle nazioni partner e ai militari USA di lavorare insieme in vista del pronto intervento in caso di emergenze umanitarie nella regione”. Accanto però ad una serie di “azioni di tipo medico, dentistico e ingegneristico a favore delle comunità locali” e alla simulazione di un “intervento contro la diffusione di una pandemia d’influenza”, la forza multinazionale prevede di dislocarsi in alcune delle aree al centro del violento conflitto che da anni vede contrapposti il governo ugandese e i ribelli del Lord’s Resistance Army (l’Esercito di Resistenza del Signore). “Installeremo checkpoint in strade e sentieri per controllare il transito dei mezzi ed assicurare il dispiegamento dei mezzi militari”, ha dichiarato John Dunne, responsabile dell’ufficio per le relazioni pubbliche dell’ambasciata USA in Uganda.
 
Per l’esercitazione sono stati inviati via Mombasa (Kenya), attrezzature e armamenti pesanti, tra cui tre elicotteri CH-47 “Chinook”, utilizzati normalmente per il trasporto truppe d’assalto e le operazioni di combattimento. I velivoli imbarcheranno per la prima volta un sofisticato sistema in via di sperimentazione, l’Automated Route Reconnaissance Kit (ARRK), che consentirà ai comandi locali e ai quartieri generali AFRICOM di Stoccarda e US Army Africa di Vicenza di “assumere velocemente le migliori decisioni sulle rotte da utilizzare per convogli e mezzi militari”. L’installazione dell’ARKK a bordo dei “Chinook” è stata eseguita in Uganda da alcuni tecnici dell’US Army Engineer Research and Development Center. L’area di Kitgum è stata raggiunta pure da team dell’US Army Corps of Engineering, dell’US Navy, del Corpo dei Marines e della Joint Task Force/Horn of Africa (JTF-HOA), la forza di rapido intervento USA con base a Gibuti. A coordinare la grande esercitazione, un centro interforze installatosi nell’aeroporto internazionale di Entebbe, vicino la capitale Kampala, importante “base di rischieramento avanzato” per gli interventi di AFRICOM nel continente.
 
Come evidenziato da John Njoroge sul quotidiano The Indipendent, “l’esercitazione di Kitgum è, soprattutto, un messaggio al mondo che gli Stati Uniti possono intervenire dovunque, in Africa in particolare, per combattere il terrorismo. È un segnale che Washington può addestrare ed equipaggiare le forze regionali in Africa Orientale e nel Corno d’Africa per accrescere le loro capacità di difesa interna ed esterna, e di resistenza agli attacchi dei paesi e delle organizzazioni terroristiche”.
 
La decisione di tenere la vasta esercitazione militare nel nord Uganda è certamente un segnale che Washington intende rinnovare il proprio supporto al governo di Kampala nella sua guerra contro il Lord’s Resistance Army e il suo leader Joseph Kony, responsabile di gravi crimini contro l’umanità. Il generale William B. Garrett III, comandante in capo dell’US Army, pur insistendo sulle finalità “umanitarie” di “Natural Fire 10”, ha precisato che le “forze sotto guida USA saranno pronte a rispondere in caso di qualsiasi tipo di minaccia che potrebbe presentarsi nella regione di Kitgum”. E Kitgum è una delle aree che è stata sottoposta per lungo tempo alle incursioni delle forze ribelli.
 
Nella primavera del 2009 il Congresso USA, con voto di repubblicani e democratici, ha approvato l’“LRA Disarmament and Northern Uganda Recovery Act”, che chiede all’amministrazione Obama d’intervenire per “chiudere definitivamente la lotta contro l’LRA”. “La rimozione di Joseph Kony è essenziale per affermare la pace nella regione”, ha dichiarato il congressista repubblicano Ed Royce, uno dei promotori della mozione. E per “sostenere e legittimare gli sforzi per disarmare e smobilitare l’LRA”, il senatore democratico Russ Feingold ha chiesto di “ingaggiare” direttamente AFRICOM e le sue unità. Del resto, il Comando di Stoccarda è già intervenuto direttamente a supporto delle operazioni belliche contro i ribelli ugandesi. Dopo aver inviato nella regione settentrionale dell’Uganda alcuni ufficiali del CJTF-HOA di Gibuti e dell’US Air Force di stanza a Ramstein (Germania) ed Aviano (Pordenone), AFRICOM collaborò con le forze regolari di Uganda e Repubblica Democratica del Congo nella pianificazione di un attacco contro le basi LRA, nel parco nazionale congolese di Garamba. Il blitz fu scatenato nel dicembre 2008 e gli alti ufficiali USA - secondo il New York Times, “lavorarono a stretto contatto con gli ufficiali locali, fornendo un milione di dollari di rifornimenti, intelligence e riprese satellitari”. L’intervento di oltre 6.000 militari di Uganda e RDC si rivelò del tutto fallimentare: Kony riuscì a fuggire ai bombardamenti e le milizie dell’LRA si sarebbero poi vendicate contro la popolazione civile, massacrando più di 900 persone, in buona parte donne e bambini.
 
L’asse politico-militare Washington-Kampala si è intanto ulteriormente rafforzato. Come dichiarato dal colonnello Steven Dalzell, comandante delle forze USA che operano in Africa orientale, “l’Uganda è sicuramente divenuto uno dei nostri principali partner della regione e noi continueremo ad aiutare a sviluppare le sue forze armate in modo da rafforzarne l’azione positiva di stabilizzazione nella regione”. Nell’aprile 2008 il paese africano è stato visitato dal generale William “Kip” Ward, comandante in capo di AFRICOM. Ward, in particolare, ha raggiunto il distretto settentrionale di Gulu per incontrare il personale della Combined Joint Task Force-Horn of Africa ivi operante. Nel giugno 2009, la CJTF-HOA ha completato un ciclo di addestramento durato sei mesi in “operazioni anti-terrorismo”, a cui hanno partecipato 134 militari dell’Uganda People’s Defense Force (UPDF). Sono stati approfonditi temi relativi alle “tecniche di movimento individuale e ricerca; procedure di occupazione e spostamento truppe; identificazione di materiale esplodente; controllo di veicoli sospetti e organizzazione di check-point, ecc.”. Tre mesi dopo, la grande installazione USA di Camp Lemonier (Gibuti), quartier generale del CJTF-HOA, è stata visitata da numerosi ufficiali delle forze armate ugandesi. In occasione della trasferta in Corno d’Africa, i militari sono stati pure ospiti del Comando delle forze armate francesi di Gibuti e dell’unita navale turca a capo della flotta multinazionale impegnata nella lotta alla “pirateria” marittima. In Uganda, il Combined Joint Task Force-Horn of Africa ha eseguito le ricerche del velivolo da trasporto “Ilyushin IL 76”, precipitato con 11 uomini a bordo nelle acque del Lago Vittoria, il 9 marzo 2009. L’aereo era utilizzato nel trasferimento di mezzi ed equipaggiamenti alle unità dell’Unione Africana operanti a Mogadiscio (Somalia). Alle attività di riscatto del velivolo hanno concorso anche gli uomini del “Plotone di Ricerca n. 804”, elemento di supporto dell’Explosive Ordnance Disposal Team Mobile Unit-8, l’unità dell’US Navy di stanza nella base siciliana di Sigonella che cura – tra l’altro - la manutenzione di mine, armi convenzionali, chimiche e nucleari e la loro installazione a bordo di portaerei e sottomarini.
 
Nei mesi di luglio ed agosto 2009, militari dell’US Air Forces Africa con base a Ramstein e della 861st Quartermaster Company dell’US Army di Nashville (Tennessee), hanno coordinato ad Entebbe le attività di addestramento degli avieri ugandesi nell’utilizzo di velivoli da trasporto C-130 “Hercules”, nell’ispezione di “materiali pericolosi” e nell’avio-lancio di paracadutisti e apparecchiature militari. Il ciclo addestrativo è stato finanziato dal Dipartimento della Difesa nell’ambito del programma di “Cooperazione alla sicurezza regionale” che ha previsto per il 2009 una trentina di “eventi di formazione aerea” destinati a 12 paesi africani. Per il prossimo anno, US Air Force Africa prevede di portare a più di 80 le esercitazioni congiunte con le forze aeree del continente.

Articolo pubblicato in Agoravox.it il 27 ottobre 2009

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