La Rai rimette in onda l’emittente delle forze armate USA

Cinque mesi fa era stata oscurata perché le sue antenne all’interno dell’antico Monastero dei Camaldolesi (Napoli) erano fonte di inquinamento elettromagnetico. Grazie ad un accordo sottoscritto con Rai Way, American Forces Network (AFN), l’emittente radiotelevisiva delle forze armate USA in Europa, è però tornata a trasmettere per migliaia di militari statunitensi che operano nelle basi aeree e navali della Campania.

potenti trasmettitori dell’AFN sono stati spostati solo di poche centinaia di metri: oggi utilizzano gli spazi e gli impianti occupati da Rai Way sulla collina di Camaldoli, nel cuore del “Parco Metropolitano delle Colline di Napoli”, istituito dalla Regione Campania nel 2004 e Sito d’Importanza Comunitaria nell’ambito del sistema della rete “Natura 2000”. Operativa dall’1 marzo 2000, Rai Way (interamente controllata dalla Rai – Radio Televisione Italiana S.p.A.), è proprietaria degli impianti e della rete di trasmissione e diffusione televisiva e radiofonica della Rai.
 
La trattativa tra le forze armate statunitensi e i manager della società pubblica
era stata avviata sin dallo scorso anno; stavano per scadere infatti i termini dell’ennesima proroga per le trasmissioni AFN dal Monastero dei Camaldolesi e l’autorità giudiziaria italiana aveva intimato la chiusura definitiva dell’impianto entro il 29 aprile 2009 per il “livello troppo alto delle emissioni elettromagnetiche”. Trasferite le attrezzature nel vicino sito Rai, le forze armate statunitensi avviavano il pressing a tutto campo per ottenere dal Ministero delle Comunicazioni l’autorizzazione a riaccendere il segnale. “Per risolvere in tempi brevi la questione, il personale di AFN ha operato per mesi con l’aiuto della Rai”, dichiarano al Comando dell’US Navy di Napoli-Capodichino. “Sia la Rai che l’agenzia per l’ambiente hanno effettuato numerosi test che hanno provato che le emissioni elettromagnetiche dei nuovi trasmettitori AFN rispondevano in maniera accettabile agli standard previsti dalle normative e dopo lunghi negoziati con le autorità italiane abbiamo ottenuto il permesso a riprendere le trasmissioni, utilizzando i 107 Mhz, la stessa frequenza che occupavamo sino ad aprile”.
 
Prima di essere oscurata, l’agenzia per l’ambiente aveva rilevato che le emissioni dell’antenna da 5.000 watt di potenza installata dall’AFN sulle mura del Monastero di Camaldoli superavano di 10 volte i limiti consentiti dalla legge (57 volt/metro contro i 6 volt/metro accettata come soglia massima). Secondo Legambiente che da diversi anni denuncia l’altissimo inquinamento elettromagnetico degli impianti delle forze armate USA, in alcune misurazioni sarebbe stata rilevata perfino un’intensità della componente elettrica di 330 volt/metro, 55 volte superiore dunque agli standard di sicurezza. La stazione AFN era già stata sottoposta a sequestro su ordine della Procura della repubblica di Napoli il 30 marzo 2001, a seguito di una campagna di rilevamenti predisposta dall’ISPEL (Istituto Superiore di Sicurezza sul Lavoro) e dall’Asl partenopea.

Tutto risolto, dunque? Neanche tanto; la riaccensione del segnale AFN ha comportato infatti enormi problemi ad una delle emittenti storiche campane, Radio Azzurra Network, impegnata nella promozione di campagne di comunicazione, promozione e sensibilizzazione dei diritti sanciti dalla legge n. 68/99 contro ogni forma di discriminazione nei confronti dei diversamente abili. “Quando l’AFN ha cominciato a trasmettere la nostra emittente è stata completamente oscurata”, dichiara il sociologo Antonio Di Rosario, direttore di Radio Azzurra e presidente della cooperativa sociale “Amica” che ne è proprietaria. “Una vicenda kafkiana. Il 21 aprile di quest’anno, vista la chiusura dell’impianto all’interno del Monastero dei Camaldolesi e il desiderio espresso dagli statunitensi di trasmettere via satellite, l’Ispettorato Territoriale Campania del Ministero dello Sviluppo Economico e delle Comunicazioni, con nulla osta n. 5983, ha autorizzato Radio Azzurra a riposizionarsi da 88.4 a 107 Mhz. Eravamo fortemente perplessi a trasferirci su una frequenza che sapevamo essere in uso alle forze armate USA, ma alla fine abbiamo accettato la nuova frequenza, facendoci carico di una spesa di 35.000 euro per acquistare nuove antenne, nuovi tralicci e nuovi impianti di trasmissione”.
 
“Poi AFN deve aver deciso di tornare all’etere, ottenendo luce verde dal Ministero delle Comunicazioni per i 107 Mhz”, aggiunge Di Rosario. “Ciò senza che nessuno sentisse il dovere di avvertirci e dopo, per giunta, che l’Ispettorato di Napoli aveva candidamente risposto ai funzionari del ministero che il trasloco dell’impianto USA dal sito dei Camoldolesi al viale privato Rai non comportava problematiche di alcun genere o possibili interferenze con terzi. Napoli cioè, ha occultato deliberatamente il nulla osta concessoci. E pensare che lo stesso Ispettorato ci aveva intimato a metà settembre 2009 di risintonizzarci entro 15 giorni sui 106 o, in alternativa, sui 107 Mhz, minacciando in caso contrario l’avvio di provvedimenti sanzionatori”.
 
Anche l’attribuzione dei 107 Mhz al network delle forze armate statunitensi appare debole sia dal punto di vista giuridico che procedurale. “Gli americani, per convenzione, possono trasmettere, senza interferire le emittenti italiane, solo nelle loro basi. Invece fanno quello che gli pare e attualmente utilizzano nel nostro paese 24 trasmettitori, più di un terzo di quelli che l’AFN possiede in un’area che va dall’Europa all’Egitto”, spiega Antonio Di Rosario. “Sino al piano di liberalizzazione del 1974, le frequenze superiori ai 104 Mhz erano attribuite ai militari. Dopo si esteso l’uso alle emittenti private sino a 108 Mhz, ma inspiegabilmente l’AFN ha conservato i 107 Mhz che occupava dal 1954 per l’intrattenimento delle truppe di stanza a Bagnoli. Con il passaggio di buona parte del personale USA alla nuova base di Gricignano, sarebbe stato doveroso che le trasmissioni AFN fossero trasferite all’interno di questa struttura, invece sono continuate con pericolosa intensità dalla collina di Camaldoli. Giungendo oggi ad oscurare chi ha ottenuto regolare concessione dal Ministero…”.
 
Radio Azzurra non si è data per vinta, e dopo i fax alle autorità italiane e statunitensi, una lettera al presidente Obama e gli incontri con il Comando della base di Napoli, il console USA e i funzionari del Ministero di Roma, l’emittente è tornata a trasmettere sulla vecchia frequenza di 88,4 Mhz. “Attendiamo che venga messo nero su bianco sulla concessione, ma intanto però il nostro segnale è disturbato da interferenze provenienti da altri trasmettitori”, continua il direttore di Radio Azzurra. “Se ciò non avverrà entro la prossima settimana, ci recheremo con centinaia di manifestanti di fronte al Parlamento per difendere il diritto della nostra emittente a continuare ad esistere. Intanto però non siamo riusciti a comprendere cosa c’entri in tutta questa vicenda Rai Way, che tra l’altro non ha concessione e che sta pilotando gli impianti di AFN in Italia in veste di operatore di rete in attesa del 2012, data in cui le emittenti radio dovranno passare al digitale. Immaginiamo che si tratti di un affare da milioni di euro…”.
 
Non è un’illazione quella di Radio Azzurra. La relazione con le forze armate USA ha infatti assicurato importanti risorse finanziarie alla società concessionaria in esclusiva del servizio pubblico radiotelevisivo italiano, in mano al 99,56% al Ministero dell’Economia e delle Finanze. Nel biennio 2000-2001, la Rai – Radio Televisione Italiana ha sottoscritto con il Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti contratti per un valore complessivo di 2.713.011 dollari per “manutenzione e riparazione di attrezzature elettroniche e di telecomunicazione varie”. Ancora maggiore il business della controllata Rai Way: 3.410.874 dollari nel triennio 2003-2005 per tre contratti firmati con il Regional Contracting Office di Vicenza, agenzia responsabile per la contrattazione di servizi all’interno dell’area operativa del Comando SETAF (Southern European Task Force) dell’US Army di Vicenza. Più che ambiguo l’oggetto: “Operation/Electronic & Communications Facilities”.
 
Articolo pubblicato in Agoravox.it l'11 novembre 2009

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